Stefano Benni racconta Pinocchio e Alice nel Paese delle Meraviglie

Trascrizione di una conferenza tenuta dallo scrittore Giovedì 16 maggio 2013 nell’Auditorium di Piazza della Libertà di Bergamo.

Stefano Benni racconta Pinocchio e Alice nel Paese delle Meraviglie mettendoli parallelamente a confronto, basandosi su delle sue recenti riflessioni innescate dalla rilettura di tali testi.

 Numerosi autori e artisti hanno disquisito a proposito di Alice, tra cui John Lennon che gioca con le atmosfere sognanti di Lucy in the Sky with Diamonds ed Italo Calvino che sotto le mentite spoglie di Tonio Cavilla invita i lettori de Il barone rampante ad intenderlo sulla falsa riga del romanzo di Carroll; ma gli esempi si sprecano e potremmo citare anche Barthes ed Eliot tra gli amanti di Alice. Tutti i libri per bambini sono innanzitutto una lettura costretta e in secondo luogo sono sempre e comunque commentati da adulti, con i loro punti di vista e con le loro concezioni della vita. La prospettiva è quella di adulti che rivivono, rimpiangono e rimodulano la propria infanzia attraverso un’opera letteraria. Ma sono davvero libri per bambini? Una cosa è certa, non per questo sono semplificati per piacere a tutti i bambini.

Gli autori

Primo tratto fondamentale da prendere in considerazione rispetto ai due autori è l’infanzia: vissuta per entrambi in relativa libertà e seguita poi da un ordine più oppressivo. Carroll fino ad 11 anni visse spensierato, dal momento in cui iniziò gli studi il suo stile di vita si irrigidì ed assunse tratti più severi. La matematica in primis, poi la vocazione che lo portò a divenire diacono. Lorenzini proveniva da una famiglia povera dove lutti e miseria erano all’ordine del giorno. Scelse il giornalismo come strada maestra con la speranza di cambiare qualcosa del contesto che lo circondava. In questo primo confronto abbiamo l’aristocratica di Oxford contro una Toscana povera ed affamata. Mettiamo a confronto due scene: il the dal cappellaio matto è un evidente spreco di cibo. Invece quando si entra in casa di Geppetto si nota sul muro il disegno di una pentola ideale e sognata, che nella realtà però non possiede. In questo dettaglio c’è tutto il sogno contadino dell’abbondanza.

 Lewis Carroll, conformista, balbuziente e noioso incontra Alice Liddel (la stessa Alice che con l’aiuto di John Ruskin diverrà un’artista) e le sue sorelle. Riscopre così la sua infanzia persa nel passato grazie al rapporto giocoso che allaccia con le tre bambine, coltivando la passione di fotografarle. Sovviene un paragone con Lolita: in Alice la questione dell’eros è molto diversa rispetto a com’è trattato in Nabokov, è a disposizione del lettore che voglia trovarlo tra le righe ma non è dichiarato, come invece è in Lolita. Inoltre Alice è la salvezza di Carroll, Lolita la rovina di Hubert. È grazie ad Alice che il grigio reverendo ricomincia a giocare. Carlo Collodi è al contrario descritto come un personaggio allegro, donnaiolo e polemico. Inizia la sua carriera di scrittore per bambini adottando un nuovo metodo, il primo Pinocchio a puntato è cupo e violento, addirittura alla fine viene impiccato (e poi resuscitato).

Inizi

Collodi scrive una fiaba realista, il primo nemico che Pinocchio incontra è un carabiniere e questo è un tratto vicinissimo alla realtà in cui viveva. Alice inizia invece con la caduta, l’adulto ormai scrittore ricorda così le paure d’infanzia, con un tributo alla sua ennesima fobia. Entrambi si possono considerare libri allegri ma allo stesso tempo pieni d’ombre delle riflessioni sulla morte dell’infanzia. E in questo risiede il fascino di questi scritti ambigui.

Vediamo ora delle differenze tra i due romanzi: Carroll nasconde sotto la fiaba surreale un bisogno d’anarchia mentre in Collodi la quotidianità non basta più, sono entrambi scontenti della vita reale. Alice è una sognatrice: “Let’s pretend”, continua a ripetere. Non è però un sogno condiviso il suo, ma una fantasia solitaria. Pinocchio è un ragazzo di strada, avventuriero e teppista. Non pensa e non ragiona, parte per la tangente senza riflettere sulle sue azioni. Il Mondo di Carroll è di sogno e non gerarchico, le regole della realtà si sfaldano, liberandosi della logica della Matematica. Alice è la trasgressione in persona, imprevedibile e smisurata nei comportamenti e in balia di leggi fisiche assurde. L’invenzione di Alice ha in qualche modo a che vedere con tutto ciò che non ha potuto fare da bambino. Il movimento della protagonista è cadere, ruotare danzare, fluttuare e avanzare come scacchi. Pinocchio è al contrario ben radicato nel mondo reale: è la sua origine genetica a renderlo fiabesco. Polemico, pigro ed imprevedibile, i suoi movimenti sono correre, scappare, fare a botte, viene divorato e divora.

Alice rappresenta l’invadenza pedagogica vittoriana, è infatti sempre interpellata e interrogata. Non è né buona né cattiva, assiste però senza muovere un dito a fatti terribili e al. sadismo e cattiveria degli adulti. Nel concludersi delle vicende Alice deve dichiarare di aver sognato e rientrare nel senso; Pinocchio deve avere una morale, diventare un bambino reale.

Reazioni

Alice è un libro che ottiene un grande successo ma viene considerato eccessivo. La madre di Alice Liddel interrompe l’amicizia con il reverendo e da qual momento i due si manderanno solo lettere. Pinocchio ha meno successo, questo forse per il cattivo esempio educativo che dava ai giovani lettori. È anche uno scorcio sull’ossessione del denaro e del lavoro, poiché Geppetto crea Pinocchio solo in vista di far soldi. Solo successivamente inizierà a provare per lui un sentimento di affetto. In Alice non si parla mai di denaro, siamo ad Oxford e nessuno sembra sentirne il bisogno. Nessuno lavora o fa qualcosa di produttivo. Il cappellaio non fa il cappelliere, il carpentiere mangia ostriche e solo le carte della regina lavorano nel vero senso del termine.. È un mondo di perditempo. Pinocchio ha sempre fame, una fame contadina che lo induce a divorare il mondo per non essere divorato a sua volta. Alice morde pezzettini di qualsiasi cosa, si mangia e si beve in continuazione e in modo esagerato (fino ad arrivare al grottesco divoramento delle ostriche da parte del tricheco). L’incontro con gli animali nelle due storie è fondamentale. Lo zoomorfismo in Alice è fantastico e inventato, le figure che tagliano la sua strada sono deliranti: il Grifone, il Dodo, il Liocorno e l’immancabile Bianconiglio. In Pinocchio gli animali sono più comuni: il gatto, la volpe, il grillo, il falco, il cane barbuto in livrea, il serpente, le lumache e tantissimi asini (dove è nato Collodi c’era una gran quantità di queste specie).

John Tenniel 2

Un’illustrazione di John Tenniel nel 1886

Rapporto con gli altri

Alice non incontra mai nessuno ed entrambi i personaggi incontrano sempre adulti cattivi, ambigui, mascherati. Pinocchio incontra i carabinieri, il giudice, l’omino di burro. “La fata è una carogna” afferma Benni: seduce e scompare senza lasciare tracce di sé. In Alice è più difficile distinguere buoni e cattivi, tutti però la mettono in difficoltà; anche Pinocchio deve diventare per bene, mentre Alice vaga cercando di spiegare la sua anormalità e il suo lato folle. I tranelli per lei sono nascosti, non è la regina il vero nemico da fronteggiare, ma l’uomo uovo in dietro lo specchio ad esempio. L’ignoto è la paura.

Finali

Manganelli afferma che Pinocchio si suicida. Sono entrambi esempi di libertà per tutti, ma scontano a caro prezzo questo privilegio. La loro natura ostinata e difformità li salva alla fine riuscendo a difendere la propria diversità. Pinocchio ha i piedi bruciati, fa a botte, viene impiccato, fritto, va in prigione, è mangiato dal pesce, si trasforma in asino, ma resiste e rimane legno, il materiale contadino di cui è fatto. Ad Alice viene tolta tutta la misura e viene annegata nelle lacrime, drogata, allungata. Resiste perché è una sognatrice e riesce a non avere paura.

Stile

Collodi scrive in un italiano bellissimo con fiorentinismi musicali. Carroll sconvolge tutta l’arte inglese del discorso, costernata dai tranelli fra matematica e follia. Nessuno dei due semplifica in modo che i bambini possano capire meglio. Dove si incontrano i due libri? Nei Beatles, in Carmelo Bene, in Zazie nel metrò, in Angela Carter, nei disegni di Enrico Mazzanti e Walter Molino. E poi Walt Disey: non sa niente degli italiani ma anche lui ha dato il suo contributo.

 Chiude con una frase sull’infanzia:

Non è mai tardi per avere un’infanzia felice.

Lo scrittore citato è ovviamente Stefano Benni.

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